(di Francesco Gallo)
(ANSA) - ROMA, 14 OTT - Nessuno si illuda, tutto è ormai
sottosopra e oggi il vero conformismo è la diversità. In certi
ambienti si è accettati con più favore se si ha una moglie
araba, un figlio gay e se si preferisce la scuola pubblica,
multietnica, rispetto a quella privata. UNA CLASSE PER I RIBELLI
di Michel Leclerc, in sala dal 22 ottobre con Satine Film, una
perfetta commedia francese all'italiana (il titolo originale è
La lutte des classes) piena come è di ironia e sostanza,
descrive proprio questo.Di scena il pregiudizio sociale, il mix
culturale, la laicità e anche, ovviamente, l'importanza della
scuola in una società come quella francese dove il
multiculturalismo è radicato da molte generazioni. Questa la
storia: Sofia e Paul, interpretati da Leïla Bekhti e Eduard
Baer, sono due genitori molto alternativi, che decidono di
trasferirsi dalla città alla periferia per far crescere i propri
figli secondo ideali di apertura all'integrazione e alla
diversità. Paul, cinquantenne batterista punk d'animo anarchico
è anche un comunista integralista, come si vede a inizio film.
Di fronte a uno sbigottito agente immobiliare rifiuta di vendere
la sua casa, valutata il doppio di quanto l'aveva pagata anni
prima, pur di non confondersi con uno speculatore. Insomma un
vero puro quest'uomo che vive insieme ai figli, in piena
laicità, con Sofia, avvocato di origine magrebina. Ma come
reagiranno questi due integerrimi bobos (borghesi bohémien)
sostenitori della diversità quando scoprono che il figlio
adolescente è oggetto di razzismo non solo perché considerato
ricco, ma anche perché è l'unico non credente in classe?
(ANSA).
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