(ANSA) - ISTANBUL, 15 APR - L'Iran ha interrotto dopo oltre 4
mesi la detenzione in cella di isolamento di Ahmadreza Djalali,
il medico irano-svedese con un passato da ricercatore in Italia,
condannato a morte nella Repubblica islamica per "spionaggio" a
favore di Israele. L'isolamento era ritenuto l'ultimo passo
prima della temuta esecuzione del ricercatore, che si è sempre
dichiarato innocente. Lo riferisce Amnesty International.
"Dopo 140 lunghi giorni in isolamento, Ahmadreza è stato
finalmente trasferito in una cella con altre persone, ma non può
ancora contattare i propri familiari e il proprio avvocato. Non
ci arrenderemo fino alla sua liberazione!", scrive Amnesty su
Twitter.
Il mese scorso, un altro appello per il suo rilascio era
stato lanciato da otto esperti dell'Onu sui diritti umani,
secondo cui il 49enne ricercatore è "in condizioni critiche" e
potrebbe "presto morire in prigione". Secondo un rapporto delle
Nazioni Unite, il medico sarebbe costretto a subire privazioni
del sonno e avrebbe avuto una "tremenda perdita di peso" per la
mancanza di un'alimentazione adeguata.
Alla fine dello scorso anno, la sua esecuzione era stata
rinviata. La condanna a morte resta però valida per la
giustizia di Teheran, che avrebbe anche rifiutato una richiesta
di grazia.
Djalali, che ha trascorso tre anni al Crimedim (medicina dei
disastri) dell'Università del Piemonte orientale a Novara, era
stato arrestato nell'aprile 2016 durante una visita nel Paese
d'origine. Lo scienziato si è sempre dichiarato estraneo alle
accuse, sostenendo di essere stato punito per essersi rifiutato
di compiere attività di spionaggio per la Repubblica islamica in
Europa. Amnesty International aveva definito il processo a suo
carico "clamorosamente iniquo". (ANSA).
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