(ANSA) - TORINO, 30 NOV - Chiudere un detenuto in uno
stanzino dopo averlo costretto a stare in piedi faccia al muro
per una quarantina di minuti, e quindi percuoterlo con calci e
pugni, è sicuramente un trattamento "degradante", ma da solo non
basta per essere considerato "tortura". E' una delle ragioni per
le quali il tribunale del riesame di Torino ha annullato gli
arresti domiciliari per uno degli agenti di polizia
penitenziaria del carcere delle Vallette indagato con alcuni
colleghi per episodi di violenza sui reclusi.
I giudici hanno effettuato una panoramica sulla
giurisprudenza in materia di "tortura" che nel corso degli
ultimi decenni è stata composta a Strasburgo dalla Corte europea
per i Diritti dell'Uomo, arrivando alla conclusione che esiste
una differenza fra trattamento "degradante" e trattamento
"disumano". L'agente, assistito dall'avvocato Antonio Genovese,
è stato indagato solo per un episodio. Il reato introdotto nel
2017 vuole che "a fronte di un'unica condotta il trattamento sia
inumano e degradante".
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