(ANSA) - ROMA, 15 GIU - "Il sistema-Italia emerge come il più
colpito" dall'impatto sui costi di produzione dei rincari
dell'energia. "Le stime del Centro Studi Confindustria rivelano
come, in confronto a Francia e Germania, l'Italia sia il paese
dove la crisi energetica rischia di produrre i maggiori danni".
Gli economisti di via dell'Astronomia lanciano così l'allarme
per l'aumento del "divario di competitività di costo dell'Italia
dai principali partner europei". E aggiornano le stime: "In
termini monetari questo impatto si tradurrebbe in una crescita
della bolletta energetica italiana compresa (a seconda delle
ipotesi sottostanti le stime) tra i 5,7 e 6,8 miliardi di euro
su base mensile, ovvero in un maggior onere compreso tra 68 e 81
miliardi su base annua circa. Guardando al solo settore
manifatturiero l'aumento dei costi energetici è quantificabile
tra i 2,3 - 2,6 miliardi mensili, ovvero tra i 27,3 - 31,8
miliardi su base annua. Per la Germania l'aumento dei costi
energetici è stimato tra 7,7 e 8,0 miliardi mensili (91,9 - 95,7
annui) per il totale economia e in circa 3,7 -3,8 miliardi
mensili (45,9 - 47,2 annui) per la sola manifattura, mentre per
la Francia le stime sono comprese tra 1,7 e 1,8 miliardi mensili
(20,2 - 21,8 annui) per il totale economia e circa di 0,6
miliardi mensili (7,5 miliardi annui) per la sola manifattura".
Così, il rapporto del CsC evidenzia che "a politiche
invariate pre-crisi, l'incidenza dei costi energetici sul totale
dei costi di produzione per l'economia italiana si stima possa
raggiungere l'8,8% nel 2022, più del doppio del corrispondente
dato francese (3,9%) e quasi un terzo in più di quello tedesco
(6,8%). Si amplierebbe così il divario di competitività di costo
dell'Italia dai principali partner europei. E ciò avverrebbe per
tutti i principali comparti dell'economia: dal settore primario,
all'industria fino ai servizi". (ANSA).
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