(ANSA) - MILANO, 10 GIU - Una evidente ritirata dal credito e
obiettivo puntato sui prodotti finanziari: si allarga
vistosamente la forbice tra i due principali ambiti di attività
del settore bancario italiano, con le agenzie ormai sempre più
simili a negozi finanziari. E' quanto emerge da una analisi
della Fabi, il sindacato dei bancari italiani. L'argomento,
peraltro, sarà al centro del 127/o Consiglio nazionale della
Fabi, in programma a Milano dal 13 al 15 giugno.
L'anno scorso, evidenzia la ricerca, sul totale di 82
miliardi di euro di ricavi, quelli legati alle commissioni hanno
raggiunto il 53,6% (pari a 44 miliardi) del totale, rispetto al
46,4% (pari a 38 miliardi) dei proventi riconducibili ai
finanziamenti concessi a imprese e famiglie. Nel 2020, il
distacco era stato inferiore a un punto percentuale (50,4%
contro 49,6%): 39,5 miliardi contro 38,7 miliardi. Il divario
tra commissioni e prestiti è passato, in soli 12 mesi, da 688
milioni a 5,8 miliardi. In termini percentuali, il distacco è
passato da meno di un punto a oltre 8 punti percentuali.
Negli ultimi 11 anni l'intero circuito bancario italiano ha
bruciato più di 15 miliardi di quella parte di "fatturato"
legato ai prestiti (margine d'interesse) a beneficio degli
"altri ricavi".
Le banche, ormai, stanno "rinunciando a fare credito e questo
dipende principalmente dal fatto che i prestiti rappresentano
un'attività poco profittevole e sempre più complessa. Insomma,
molti costi e tanti rischi, ma poca redditività", afferma il
segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni. (ANSA).
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