(ANSA) - BRUXELLES, 15 GIU - Anche un'autorità nazionale per
la privacy, e non soltanto quella irlandese, può fare causa a
Facebook in caso di violazione della direttiva sulla protezione
dei dati (Gdpr): lo ha stabilito la Corte di giustizia della Ue,
in una sentenza che vede l'autorità belga di protezione dei dati
contro Facebook Irlanda, Facebook Belgio e Facebook Inc. per
aver raccolto dati attraverso i cookie, in violazione della
direttiva. La Corte ha chiarito che, nonostante l'autorità
irlandese sia "capofila" del trattamento dati visto che è
Facebook Irlanda il titolare del trattamento, anche le altre
autorità nazionali possono agire in tribunale.
Tutto nasce perché dall'entrata in vigore dell'RGPD, ossia il
25 maggio 2018, in applicazione del principio dello 'sportello
unico' previsto dalla direttiva, "solo il commissario irlandese
per la protezione dei dati sarebbe competente ad intentare
un'azione inibitoria, sotto il controllo dei giudici irlandesi".
Quindi i giudici belgi hanno chiesto alla Corte se l'autorità
belga della privacy fosse legittimata ad intentare un'azione
oppure no.
Nella sua sentenza, pronunciata in Grande Sezione, la Corte
precisa quindi i poteri delle autorità nazionali di controllo
nell'ambito dell'RGPD. E dichiara in particolare che, "in
presenza di determinate condizioni", la direttiva "autorizza
un'autorità di controllo di uno Stato membro ad esercitare il
suo potere di intentare un'azione dinanzi ad un giudice di tale
Stato e di agire in sede giudiziale in caso di presunta
violazione dell'RGPD, con riguardo ad un trattamento
transfrontaliero di dati, pur non essendo l'autorità di
controllo capofila per tale trattamento".
Tra le condizioni, ad esempio, c'è la competenza
territoriale, ovvero "in caso di trattamento transfrontaliero di
dati", l'autorità di controllo di uno Stato membro può intentare
un'azione giudiziaria anche se il titolare del trattamento di
dati personali non ha uno stabilimento principale nel suo
territorio, purché ne abbia uno in uno Stato Ue. (ANSA).
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