(ANSA) - MADRID, 14 MAG - La prima volta degli 'indignados'
in piazza fu il 15 maggio 2011: dieci anni dopo, la Spagna tira
le somme sull'eredità di quel movimento di protesta che provocó
una forte scossa politica e sociale in un paese travolto dalla
crisi economica e finanziaria del 2008.
In questi giorni, i media iberici stanno proponendo reportage
che ricordano quei mesi di manifestazioni contro la classe
politica — "non ci rappresentate", gridarono migliaia di persone
— in decine di città e interviste a alcuni dei partecipanti,
chiamati a esprimere le loro opinioni su successi e insuccessi
del movimento.
Parte dei reclami di allora, ad esempio quelli contro la
precarietà sul lavoro, le scarse prospettive per i giovani, la
corruzione politica o il deterioramento dei servizi pubblici,
sono ancora vivi nella società spagnola di oggi. Diverse sono
state anche le trasformazioni scaturite dopo quegli eventi,
secondo alcuni di coloro che vissero il movimento in prima
persona.
Uno degli effetti più citati è la rottura del tradizionale
sistema bipartitico grazie alla nascita di nuove formazioni
politiche: fra le esperienze che hanno lasciato il segno c'è
quella del partito di sinistra Podemos, nato nel 2014 con
l'obiettivo di raccogliere la sfida anti-establishment degli
'indignados' e che poi ha sviluppato un percorso di
istituzionalizzazione, entrando prima in Parlamento e poi nel
governo, anche se in parallelo a una progressiva perdita di
consenso popolare dopo un inizio dirompente. Ora questo partito
si trova in fase di riflessione sul proprio futuro dopo l'addio
alla politica appena annunciato dal suo leader indiscusso fino
ad ora, Pablo Iglesias. (ANSA).
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