(ANSA) - ROMA, 16 MAG - "Nel 2022, almeno 883 persone sono
state messe a morte in 20 Stati, è la cifra più alta registrata
dal 2017". Lo rende noto Amnesty International nel suo ultimo
rapporto sulla pena di morte, precisando che il "notevole
incremento, che non tiene conto delle migliaia di condanne a
morte presumibilmente eseguite in Cina, dipende dagli Stati
dell'area Medio Oriente-Africa del nord, il cui totale è salito
da 520 nel 2021 a 825 nel 2022".
"Aumentando il numero delle esecuzioni, gli Stati dell'area
Medio Oriente-Africa del Nord hanno violato il diritto
internazionale e mostrato un profondo disprezzo per la vita
umana", ha affermato Agnès Callamard, segretaria generale di
Amnesty. "Il numero delle persone private della loro vita è
enormemente cresciuto: l'Arabia Saudita ha incredibilmente messo
a morte 81 prigionieri in un solo giorno. Nella seconda parte
dell'anno, nel disperato tentativo di stroncare le proteste
popolari, l'Iran ha messo a morte persone che avevano solo
esercitato il loro diritto di protesta", ha aggiunto Callamard.
"L'uso della pena di morte è rimasto circondato dal segreto
in diversi Stati - come Cina, Corea del Nord e Vietnam -
comunque noti per l'ampio uso della pena capitale: il numero
reale delle esecuzioni è dunque assai più alto. Sebbene non sia
chiaro quante volte sia stata applicata la pena di morte in
Cina, è evidente che questa sia rimasta in testa alla lista
delle esecuzioni, seguita da Iran, Arabia Saudita, Egitto e
Stati Uniti d'America".
Di fronte a questa situazione - precisa l'organizzazione -,
un "po' di speranza arriva dai sei Stati che, nel 2022, hanno
abolito in tutto o in parte la pena di morte. Kazakistan, Papua
Nuova Guinea, Repubblica Centrafricana e Sierra Leone hanno
abolito la pena di morte per tutti i reati, mentre Guinea
Equatoriale e Zimbabwe per i reati comuni. Alla fine del 2022,
112 Stati avevano abolito la pena di morte per tutti i reati e
altri nove Stati l'avevano abolita per i reati comuni". (ANSA).
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