(ANSA) - ROMA, 25 LUG - Alcuni dei Paesi leader del G20 hanno
fissato degli obiettivi sul clima che porterebbero a un
"disastroso riscaldamento globale" e quindi rappresentano una
minaccia per l'ambiente. E' l'allarme lanciato dal gruppo di
scienziati e attivisti Paris Equity Check che puntano il dito in
particolare contro Cina, Russia, Brasile e Australia. Questi
Paesi, spiegano gli esperti, hanno tutti politiche energetiche
che prevedono un aumento delle temperature che rischia di
"devastare" gran parte del pianeta.
L'analisi, riporta il Guardian, solleva serie preoccupazioni
sugli accordi raggiunti al vertice Cop26 di Glasgow tre mesi fa,
considerata uno dei summit sul clima più importanti. In
quell'occasione, infatti, è stato deciso che l'obiettivo sarà
quello di mantenere il riscaldamento globale a 1,5 gradi
attraverso una politica globale per porre fine alle emissioni
nette di gas serra entro il 2050.
L'Ue e Regno Unito hanno delineato una serie di piani sulle
emissioni che potrebbero portare al raggiungimento degli
obiettivi di Glasgow. Invece Cina, Russia, Brasile e Australia,
continuando a dipendere dalla continua combustione di
combustibili fossili, provocherebbero aumenti di temperatura di
5 gradi ovvero un'impennata inaccettabile per la sopravvivenza
del pianeta. Questa discrepanza, sottolineano gli scienziati,
rivela una profonda divisione sulle politiche energetiche e
ambientali tra le nazioni più ricche del mondo. "Senza ulteriori
impegni da parte di Cina, Brasile, Russia e Australia, Cop26 non
riuscirà a fornire il futuro di cui il nostro pianeta ha
bisogno", ha avvertito Tanya Steele, amministratore delegato del
WWF.
La netta differenza tra i piani climatici delle nazioni del
G20, che insieme sono responsabili dell'85% di tutte le
emissioni globali di carbonio, è stata sottolineata anche alla
riunione dei ministri dell'Energia e dell'Ambiente che si è
svolta a Napoli tre giorni fa. (ANSA).
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