(Rai视频)提醒:大量“那坡里制造”名牌假货已进入中国,国人购买请小心!
好0039新闻简述:Napoli,捣毁2组特大名牌造假团伙,53被捕(19人牢刑,34人软禁)。
调查显示,大量仿牌假货被出口到中国。中国市面上标签写的"Made in Naples"那坡里制造,基本上是假货。
假货涉及的名牌有:Vuitton, Fendi, Jeckerson, Burberry, Ralph Lauren, Gucci, Stone Island e Aeronautica Militare.
这次被查获的仿牌材料惊人:1万1米的 Luis Vuitton 布料, 47万件仿牌服装,158台工业机器...
仿牌不仅运往海外,仿牌也分高低档,高档些的进入了意大利(Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana e Puglia)等大区的一些商家店面。低档货就出现在路边非法地滩货!
(ANSA) - NAPOLI, 4 APR - Sono finiti anche sugli scaffali dei negozi alla moda della Cina i capi di abbigliamento "Made in Naples", rigorosamente falsi, ma prodotti in maniera accuratissima da una delle due organizzazioni criminali dedite alla contraffazione "d'autore" scoperte e sgominate dalla Guardia di Finanza durante dell'operazione "Gran Bazar". La merce, prima di essere trasferita in oriente, giungeva in Italia dalla Turchia, passando anche da Gran Bretagna e Germania.
Complessivamente i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli hanno notificato 53 ordinanze di custodia cautelare (19 in carcere e 34 ai domiciliari). Le fiamme gialle hanno messo i sigilli, tra l'altro, a 18 immobili, tra fabbriche e depositi clandestini, dove veniva prodotto e stoccato il materiale.
Sequestrati anche undici chilometri di tessuto con il marchio contraffatto Luis Vuitton, oltre a 470 mila capi, 158 macchinari industriali (usati per produrre vestiti e accessori), tre automezzi (che servivano per il trasferimento dei prodotti) e 160 punzoni, utilizzati per falsificare i marchi (Vuitton, Fendi, Jeckerson, Burberry, Ralph Lauren, Gucci, Stone Island e Aeronautica Militare).
I due gruppi avevano messo in piedi un mercato parallelo di dimensioni enormi, in grado di competere a livello commerciale con i canali legali di rifornimento. Interrotto un giro d'affari milionario visto che in Italia il business della contraffazione è stimato in 7,5 miliardi di euro.
La prima organizzazione importava dalla Turchia i capi contraffatti e poi, dopo un passaggio in Campania, li piazzava - anche attraverso la complicità di alcuni negozianti - in esercizi commerciali di grido di varie regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana e Puglia). Alcune delle ordinanze di arresto riguardano, infatti, i titolari di negozi compiacenti.
Di più basso livello, invece, la produzione del falso della seconda organizzazione, capeggiata da Gennaro Caputo, soprannominato "o' cinese". La banda di falsari produceva in maniera industriale rotoli di pellame serigrafato con i marchi di noti brand che una folta schiera di clienti usava, completandoli con vari accessori, per realizzare i propri prodotti.
Gli accessori, è emerso dalle indagini, provenivano da imprese regolari marchigiane e contribuivano a rendere più credibili i falsi poi venduti sulle bancarelle dagli immigrati. In alcuni casi, è stato accertato, gli acquirenti entravano in possesso, talvolta inconsapevolmente, di capi falsi e anche pericolosi per la salute. Gli scarti della lavorazione, inoltre, venivano smaltiti in vere e proprie discariche a cielo aperto. (ANSA).
Complessivamente i finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Napoli hanno notificato 53 ordinanze di custodia cautelare (19 in carcere e 34 ai domiciliari). Le fiamme gialle hanno messo i sigilli, tra l'altro, a 18 immobili, tra fabbriche e depositi clandestini, dove veniva prodotto e stoccato il materiale.
Sequestrati anche undici chilometri di tessuto con il marchio contraffatto Luis Vuitton, oltre a 470 mila capi, 158 macchinari industriali (usati per produrre vestiti e accessori), tre automezzi (che servivano per il trasferimento dei prodotti) e 160 punzoni, utilizzati per falsificare i marchi (Vuitton, Fendi, Jeckerson, Burberry, Ralph Lauren, Gucci, Stone Island e Aeronautica Militare).
I due gruppi avevano messo in piedi un mercato parallelo di dimensioni enormi, in grado di competere a livello commerciale con i canali legali di rifornimento. Interrotto un giro d'affari milionario visto che in Italia il business della contraffazione è stimato in 7,5 miliardi di euro.
La prima organizzazione importava dalla Turchia i capi contraffatti e poi, dopo un passaggio in Campania, li piazzava - anche attraverso la complicità di alcuni negozianti - in esercizi commerciali di grido di varie regioni (Lombardia, Piemonte, Veneto, Toscana e Puglia). Alcune delle ordinanze di arresto riguardano, infatti, i titolari di negozi compiacenti.
Di più basso livello, invece, la produzione del falso della seconda organizzazione, capeggiata da Gennaro Caputo, soprannominato "o' cinese". La banda di falsari produceva in maniera industriale rotoli di pellame serigrafato con i marchi di noti brand che una folta schiera di clienti usava, completandoli con vari accessori, per realizzare i propri prodotti.
Gli accessori, è emerso dalle indagini, provenivano da imprese regolari marchigiane e contribuivano a rendere più credibili i falsi poi venduti sulle bancarelle dagli immigrati. In alcuni casi, è stato accertato, gli acquirenti entravano in possesso, talvolta inconsapevolmente, di capi falsi e anche pericolosi per la salute. Gli scarti della lavorazione, inoltre, venivano smaltiti in vere e proprie discariche a cielo aperto. (ANSA).