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Mauro, la Marcia non si ripete ma la democrazia va tutelata

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(ANSA) - ROMA, 27 OTT - Per i 100 anni della Marcia su Roma arriva il 28 ottobre in prima serata su Rai3 "La marcia su Roma, cronache del 1922", film documentario di Ezio Mauro, prodotto da Stand by Me e Luce Cinecittà per Rai - Direzione Cinema e Serie Tv. Attraverso materiali dell'Istituto Luce e filmati dell'epoca, l'autore ripercorre le cause e le tappe che portarono alla fine della democrazia in Italia, dando spazio anche ai commenti di storici dell'età contemporanea tra cui Giulia Albanese, David Bidussa e Simona Colarizi.
    "E' un lavoro che inizia nell'ottobre dello scorso anno, con un libro e poi con questo documentario - spiega Mauro all'ANSA -. Siamo andati nei luoghi cardine di queste vicende: Palazzo Marino a Milano, il Quirinale e il Viminale a Roma, il Vittoriale degli italiani al Lago di Garda, l'antico carcere di San Giovanni in Monte e Palazzo d'Accursio a Bologna, Villa del Soldo vicino Como".
    Nel documentario si ricostruiscono i mesi precedenti alla Marcia. In che clima ci si è arrivati? "Il fascismo era molto giovane. Era nato nel '19, anno in cui non riuscì a portare in Parlamento nemmeno un deputato.
    Sembravano morti, tanto che i socialisti inscenarono un finto funerale sull'Avanti. Invece, in tre anni si moltiplicarono i fasci. Siamo nella coda della guerra, in un'epoca di grandissimo fermento e frustrazione per una vittoria tradita. C'è la fibrillazione di una borghesia che teme i bolscevichi e l'inquietudine del ceto medio che vuole avere la sua parte in questi cambiamenti. Il fascismo intercetta questo malessere generale, esalta il culto dell'azione e l'uso della violenza, provocando solo in quegli anni 4 mila morti".
    E' possibile che oggi si ripeta un evento come quello? "Naturalmente no. Di fronte alla vittoria della destra, mi sono ben guardato dal fare analogie. I personaggi sono sproporzionati. Non c'è un Mussolini, ma neanche un Turati, uno Sturzo o un Giolitti. Però dobbiamo ricordare quello che ha aperto la strada al fascismo: una continua predicazione contro le istituzioni e la democrazia. Deve allarmare, quindi, il disprezzo che c'è per le istituzioni non solo a destra, ma anche nel populismo che si definisce di sinistra. La democrazia ha bisogno di cura". (ANSA).
   

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