Claudio Santamaria, io direttore senza macchia de L'Ora
(ANSA) - ROMA, 06 GIU - "Quando di mafia nessuno parlava, un
giornale l'ha sbattuta in prima pagina. E' una serie di cui vado
orgoglioso non solo come attore ma come cittadino, credo che i
genitori dovrebbero guardarla con i figli, i ragazzi sono
talvolta affascinati dal male, qui si parla di eroi positivi, le
loro armi sono intelligenza, sete di giustizia e macchina da
scrivere". Parola di Claudio Santamaria: nella serie "L'Ora,
inchiostro contro piombo", in onda su Canale 5 da mercoledì 8
giugno per cinque prime serate, interpreta Antonio Nicastro, un
giornalista ispirato alla figura di Vittorio Nisticò, storico
direttore del quotidiano "L'Ora" di Palermo. Una co-produzione
RTI - Indiana Production, per la regia di Piero Messina, Ciro
D'Emilio e Stefano Lorenzi.
La storia si apre con un giallo: a Corleone sparisce un
sindacalista e un giovane cronista gli porta la notizia.
Nicastro intuisce che sotto c'è qualcosa di grosso. Venuto da
Roma con la moglie Anna (l'attrice Silvia D'Amico) per tagliare
i costi del giornale, si ritroverà con un'inchiesta contro la
mafia da prima pagina. La serie ripercorre, nella Palermo degli
anni '50, l'epopea del giornale "L'Ora", il quotidiano fondato
nel 1900 dalla famiglia Florio che in quel periodo iniziò a
pubblicare scottanti inchieste contro la mafia. Per diventare
Antonio Nicastro, Santamaria ha lavorato "anche sul carattere
dell'uomo, restio ad ogni tipo di compromesso. Al centro di
tutto mette la notizia, la ricerca della verità e della
giustizia. Ignorava gli amici degli amici".
La storia è liberamente tratta dal romanzo "Nostra Signora
della Necessità" (Einaudi) di Giuseppe Sottile. La serie va in
onda a 30 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio: "Avevo 18
anni, ricordo quel momento, il sentimento di dolore e di
impotenza". L'Ora "era anche un un polo culturale che attraeva
artisti del calibro di Louis Armstrong e Maria Callas".
Nicastro, afferma ancora Santamaria, "riteneva che la libertà
inizi dove finisce l'ignoranza". (ANSA).
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